Un punto, forse scontato, vale la pena chiarirlo: la pedagogia Waldorf si basa su una antropologia molto netta, su una visione dell’uomo definita e strutturata, ma nella pedagogia e nella didattica Waldorf non si parla mai ai ragazzi di questo. Se saranno interessati a farlo, i ragazzi le affronteranno quando avranno i giusti strumenti concettuali: da adulti e liberamente. Le basi antroposofiche della pedagogia Waldorf sono per gli insegnanti, non per gli allievi: ai bambini vengono portati i frutti di queste basi, ossia la pedagogia e la didattica Waldorf. Tuttavia, descrivere in poche battute cosa sia la pedagogia Waldorf, quali siano i suoi fondamenti e come sia attuata in concreto è di per sé una sfida inaccettabile. Lo è per molte ragioni. La prima è la più importante: perché la pedagogia Waldorf non è un metodo e rifiuta l’idea stessa di metodo come valido strumento di apprendimento e di trasmissione di competenze e conoscenze.

Non è quindi possibile schematizzare delle “linee guida” seguite dai maestri Waldorf, perché se ve ne fossero non si tratterebbe più di pedagogia steineriana.

Questo non significa però che non vi siano principi ai quali si ispira l’azione quotidiana degli educatori.

Partendo da una precisa antropologia che definisce cos’è l’uomo e quali tappe segue il suo sviluppo, il maestro Waldorf attua di volta in volta, secondo le circostanze del caso, le azioni che meglio corrispondono alle esigenze pedagogiche e didattiche che ha di fronte a sé in quel momento. Il punto fermo, il principio di partenza, è una chiara antropologia, una precisa idea di cosa sia l’essere umano e quali siano le tappe che compie nel suo sviluppo.

L’obiettivo è quello di lasciare intatta la possibilità che ciascun essere umano fiorisca spontaneamente nei propri talenti, nelle proprie caratteristiche, sviluppando un sano senso di socialità senza perdere la capacità di sentirsi e agire come individuo libero. Questo non sarà compiuto né dal bambino né dall’adolescente: l’obiettivo che l’educazione Waldorf si dà è formare uomini adulti che saranno liberi. L’uomo infatti non nasce tale, ma può diventarlo se non ostacolato da metodi pedagogici e didattici che, mortificando ogni spirito artistico e basandosi su uno sterile nozionismo, privano (o quantomeno ostacolano) l’individuo adulto della capacità di mettersi a confronto in modo trasparente con se stesso e, così, di orientarsi liberamente nel mondo.

Il punto non è infarcire di nozioni un bambino, fin dal primo momento possibile (e anche prima), ma di sviluppare l’innata propensione dell’essere umano per l’apprendimento: il bambino avverte l’impulso ad apprendere cose nuove, a entusiasmarsi davanti al mondo ed emozionarsi nell’imparare, nello stesso modo in cui da piccolissimo ha sentito la necessità, a un certo punto, di alzarsi in piedi e camminare. Per far questo occorre rispettarne i tempi, lasciando che tutte le tappe dell’apprendimento siano percorse al momento giusto e nel modo corretto. Così imparerà ad imparare e a coltivare la curiosità di imparare ancora: che è il patrimonio più grande di cui si possa disporre.

Il nostro obiettivo: elaborare una pedagogia che insegni ad apprendere, ad apprendere per tutta la Vita dalla stessa vita. – Rudolf Steiner.